Un’esperienza unica con “le roi”. Per la qualità dell’assaggio e la rarità delle bottiglie, in alcuni casi introvabili.
È stato un viaggio ricco di fascino quello nel quale ci ha accompagnati il sommelier Valerio Campigli, insieme alla squadra di servizio formata da Marco Barbetti e Daniela Rasini, durante l’appuntamento di ottobre con Enogustando, tenuto all’hotel Diamante di Corbetta.
Un’occasione per imparare a conoscere il pinot nero prodotto nella sua patria d’elezione: la collina di Mazzon, in Alto Adige, considerata la vera “Borgogna italiana”.
E in un’annata – il 2012 – a detta di molti tra le migliori di sempre. Il segreto del pinot nero Mazzon?
Un insieme di componenti che rendono questi vini unici, dal microclima al terreno caratterizzato da un mix di calcare e argilla, in grado di donare finezza e struttura a un vitigno difficile, che ama il freddo ma non l’umidità. Da avvicinare con rispetto e in punta di piedi.
Ma tra gli ingredienti del successo di Mazzon non si può non citare anche la competenza dei cinque produttori scelti e la tecnica di affinamento, che spesso prevede una sucessione di legno piccolo, legno grande e bottiglia.
La degustazione orizzontale è stata condotta alla cieca, per non lasciarsi influenzare dal nome o dal valore economico delle bottiglie.
Tutte prodotte in bassa quantità: si va dalle ventimila bottiglie in giù, per arrivare all’estremo rappresentano da Girlan, che ne mette in commercio duemila o poco più.

I partecipanti hanno assaggiato, per primo, il Pinot Nero riserva Mazzon 2012 di Brunnenhof.
Un vino che nasce dalla fermentazione in legno. Il colore di un bel rubino chiaro con sfumatura granato; il profumo, in un primo momento velato dalle sensazioni alcoliche, ha poi lasciato spazio alla mora e ai frutti neri.
Prima che il passare del tempo facesse emergere note mielate e di liquirizia.
Come secondo vino è stato servito il Filari di Mazzon 2012 di Carlotto, altro emblema del territorio; un vino pronto alla beva in ogni suo aspetto e caratterizzato, oltre all’immancabile frutta, dai sentori tipici dei pinot nero di Borgogna, quindi da sfumature di tabacco e cuoio.
La serata è proseguita con il Mazzon Pinot Nero Riserva 2012 di Gottardi, un piccolo gioiello di pulizia ed eleganza al naso, capace di mostrare un tannino ancora ben presente, che lascia presagire ulteriori anni di crescita.
Quindi è stata la volta del Vigna S. Urbano 2012 di Hofstätter, prodotto da viti che raggiungono i 65 anni di età.
Caratterizzato da un colore meno tipico rispetto ai precedenti tre ha portato al naso sentori dolcemente floreali e fruttati, con una piacevole nota balsamica; per continuare, in bocca, con una buona morbidezza e tannini solo accennati.
L’ultimo in ordine di servizio è stato il Vigna Ganger Riserva 2012 di Girlan, che fa dell’armonia in bocca e della grande concentrazione aromatica il suo forte.
Un piacere da bere.

Fisar Bareggio ringrazia Girlan, Hofstätter, Gottardi, Carlotto e Brunnenhof, i cinque produttori protagonisti della degustazione, per la gentilezza e l’aiuto fornito nel reperire bottiglie tanto rare quanto preziose, in alcuni casi attingendo alle proprie scorte personali.